Progetto "STBIC"

Analisi di spettroscopia Raman su campioni ceramici provenienti da Caltagirone (CT)

dott.ri G. Ruello e S. Vasi


Il reperto analizzato

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La spettroscopia Raman è una delle tecniche di analisi molecolare più efficace tra quelle attualmente disponibili per l’analisi dei beni culturali. Essa può fornire informazioni sulla composizione molecolare, i legami, l’ambiente chimico, la fase e la struttura cristallina dei campioni in esame, ed è quindi adatta all’analisi di materiali in più forme: gas, liquidi e solidi amorfi o cristallini. Può pertanto essere determinante per decidere il miglior intervento restaurativo su campioni di interesse culturale.
La tecnica sfrutta un fenomeno fisico scoperto nel 1928 dal fisico indiano C.V. Raman. Egli scoprì che durante l’interazione di una radiazione luminosa con la materia, una porzione di luce diffusa presenta un’energia diversa da quella della radiazione incidente. Tale differenza di energia è dovuta all’eccitazione dei modi vibrazionali delle molecole presenti nel mezzo diffusore. Dall’analisi delle caratteristiche della radiazione (lunghezza d’onda e intensità) prima e dopo l’interazione col sistema in esame, è possibile ricavare informazioni sui gruppi funzionali delle molecole del campione.
La spettroscopia Raman è quindi sfruttata a scopo diagnostico per identificare qualitativamente i composti presenti nel campioni sotto esame divenendone pertanto una vera e propria impronta digitale .
Nell’ambito del progetto, è stato utilizzato uno spettrometro Raman ad alta risoluzione spettrale (focale 800 mm) per l’analisi di reperti ceramici risalenti al XVI secolo d.C. trovati durante scavi archeologici a Caltagirone (CT). Tali indagini hanno consentito l’identificazione dei principali pigmenti usati per la decorazione, la composizione della matrice e degli smalti.